Descrizione
Incipit
(dall’intro. di G. Belli) “Parafrasando Rubén Darío, oserei definire Claribel Alegría come la donna che possiede “cuore di giglio, anima di cherubino, lingua celestiale”. La sua nobiltà di cuore è leggendaria. Nel mondo delle lettere, che, come tutti i mondi, ha i suoi sotterranei e i suoi vicoli bui e pericolosi, Claribel ha sempre abitato un parco ombreggiato e tranquillo, con una fontana centrale intorno alla quale si raccolgono i suoi amici più intimi. Non è un caso che persone del calibro di Mario Benedetti, Eduardo Galeano, Julio Cortázar, José Coronel Urtecho e Robert Graves l’abbiano accompagnata nel corso della sua lunga vita professionale. Perché alle doti letterarie di Claribel si associano straordinarie doti personali, che Coronel Urtecho definì come “la maestà segreta della sua persona”, e che io attribuirei a quella “anima di cherubino” di Claribel che quanti l’hanno conosciuta hanno cantato e narrato……”
Quarta di copertina
Risalta nell’opera di Claribel la notevole esattezza e precisione della sua parola poetica, di quella sua voce che lei lavora come fosse uno strumento appena inventato.
La vita che Claribel racconta nelle sue poesie è una vita piena, cui non sono mancati amore, tensione, dubbi, il dolore altrui, la maternità, le morti o le trappole insidiose della quotidianità e dei suoi agi. Per la stessa ragione l’ampiezza dei temi e dello sguardo offrono di continuo rivelazioni che, più che spalancare la vista allo splendore, mostrano la sottigliezza di quanto si vede da dietro una fessura o alla luce di un lampo; sono dettagli apparentemente piccoli che lasciano intuire una complessità densa e affascinante. L’intimità e la profondità della sua voce ne fanno un prodigio di precisione e di semplicità. Claribel dice quel che deve dire senza squilli di tromba, senza artifici, ed è qui che ridiede la perfezione magistrale della sua poesia.
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